Terapie per curare il linfoma splenico della zona marginale tramite la riprogrammazione del microambiente tumorale

Area di ricerca: Oncologia

Ad oggi, i pazienti affetti da linfoma splenico della zona marginale vengono curati tramite splenectomia (rimozione della milza) o con una terapia farmacologica che non è diretta in modo specifico contro questo tipo di tumore. Il farmaco più recentemente approvato per questo tumore è efficace in circa la metà dei pazienti, e i benefici presentano una breve durata. Inoltre, non esistono test per prevedere se il paziente risponderà o meno alla terapia. Vi è dunque un urgente bisogno di nuove terapie disegnate in modo specifico e di marcatori biologici in grado di identificare i pazienti che potranno beneficiarne.

Descrizione del progetto

Il linfoma splenico della zona marginale (LSZM) è una rara forma tumorale che colpisce le cellule B provenienti dalla zona marginale della milza. Secondo l’OMS, questo tumore rappresenta il terzo linfoma più comune tra quelli non-Hodgkin a cellule B, nonché il secondo linfoma più frequente nella popolazione anziana, con un numero di pazienti affetti in costante crescita. L’età media alla diagnosi è di 65 anni, e il 30-40% dei pazienti ha un’età compresa tra 40 e 60 anni.

Il linfoma splenico della zona marginale colpisce il sangue della milza e il midollo osseo. Il tumore non può essere rimosso e le persone vanno incontro a momenti di guarigione, intercalati da altri in cui la malattia si aggrava. Tale decorso li porta ad essere medicalizzati per tutta la vita.

Spesso le cure perdono di efficacia e circa il 30% dei pazienti va incontro a esiti infausti e non sopravvive più di 5 anni a causa della selezione di cellule tumorali resistenti ai farmaci.

Al momento, la ricerca sul LSZM è limitata e negli ultimi anni non vi sono stati miglioramenti nella gestione del paziente. La terapia è basata sulla splenectomia (rimozione della milza) e sull’uso di alcuni farmaci. Tuttavia, non esiste una terapia “target”, ovvero una terapia che agisca direttamente sui meccanismi specifici alla base della crescita tumorale. Inoltre, mancano dei test in grado di prevedere se i pazienti risponderanno o meno alla terapia farmacologica.

Il presente progetto nasce con l’intento di sviluppare un’immunoterapia di precisione per il linfoma splenico della zona marginale.

Attraverso lo studio delle mutazioni nei geni coinvolti nella crescita tumorale sarà possibile comprendere come modificare l’ambiente intorno al tumore e stimolare il sistema immunitario a contrastarlo. Il nuovo approccio terapeutico sarà testato e validato in uno studio clinico dedicato.

Il progetto ha inoltre l’obiettivo di sviluppare un test, basato su specifici marcatori, per prevedere la risposta all’immunoterapia.

I ricercatori dell’Istituto Oncologico della Svizzera Italiana (IOSI) intendono ora fare luce su questa malattia ancora troppo poco studiata attraverso uno studio dedicato a comprendere il ruolo del microambiente immunitario nel rendere il LSZM incurabile.

Ricercatore principale

Prof. Dr. med. Emanuele Zucca, Group Leader, Istituto oncologico di ricerca (IOR), Head, Lymphoma Unit, Istituto Oncologico della Svizzera italiana (IOSI) Professore titolare, Facoltà di Scienze Biomediche, Università della Svizzera Italiana (USI)

Il team di ricerca comprende

Dr. med. Davide Rossi, PhD, Head, Laboratorio di Ematologia Sperimentale, Istituto oncologico di ricerca (IOR), Dipartimento di Ematologia, Istituto Oncologico della Svizzera italiana (IOSI), Professore straordinario, Facoltà di Scienze Biomediche, Università della Svizzera italiana (USI)

Dr. med. Francesco Bertoni, PhD, Head, Gruppo di genomica dei linfomi, Istituto oncologico di ricerca (IOR), Istituto Oncologico della Svizzera italiana (IOSI) Professore titolare, Facoltà di Scienze Biomediche, Università della Svizzera italiana (USI)

Dr. med. Luca Ceriani, Istituto oncologico di ricerca (IOR), Istituto Oncologico della Svizzera italiana (IOSI) Professore titolare, Facoltà di Scienze Biomediche, Università della Svizzera italiana (USI)

Dr. med. Federico Jauk, Hospital Italiano de Buenos Aires, Buenos Aires, Argentina

Sostenitori

Swiss Cancer Research