Un importante contributo alla ricerca della terapia contro l’AIDS passa anche dal Ticino

Area di ricerca: Medicina interna

Paolo G.* (48), a metà degli anni ’90 aveva da poco passato i 20 anni. In quel momento la terapia per combattere l’AIDS era ad una svolta. Da allora, l'assunzione quotidiana di farmaci efficaci permette alle persone come Paolo G. che vivono con l'HIV di combattere il virus nel loro corpo, di condurre una vita più lunga e più sana e di prevenirne la trasmissione per via sessuale ai propri partner.

Descrizione del progetto

Tuttavia, le terapie per l'HIV non sono ancora state in grado di eliminare le cellule cosiddette “latentemente infette”, le quali costituiscono quello che viene chiamato il “serbatoio dell'HIV”. Si tratta di un gruppo di cellule infettate dall'HIV, ma che non producono il virus per molti mesi o anni, garantendo al virus la sopravvivenza nell'organismo ospitante per l'intera durata della vita del paziente. Se la terapia antiretrovirale (ART) viene interrotta, queste cellule latenti possono essere risvegliate per iniziare a riprodurre attivamente i virioni dell'HIV, un fattore che potrebbe contribuire al mantenimento del serbatoio virale. Il serbatoio dell’HIV rappresenta così uno dei problemi principali che impedisce l'eradicazione del virus.

Attraverso uno studio focalizzato proprio sul serbatoio dell’HIV, i ricercatori dello Swiss HIV Cohort Study (SHCS), il gruppo svizzero che dal 1988 studia la coorte HIV, hanno potuto osservare una correlazione tra i livelli del serbatoio virale e la persistenza della viremia (ossia la quantità di virus nel sangue), così come con i cosiddetti blips, ossia la presenza intermittente di piccole quantità di virus nel sangue. Grazie a questo studio, a cui anche Paolo G. ha partecipato, è ora possibile intervenire più efficacemente sulla viremia HIV a basso livello e sui blips, per meglio controllare l'infezione e ottenere una diminuzione progressiva del serbatoio.

*Nomi e immagini sono totalmente anonimizzati.

Grazie allo studio sul serbatoio dell’HIV è ora possibile intervenire più efficacemente sulla viremia HIV a basso livello e sui blips per meglio controllare l'infezione e ottenere una diminuzione progressiva del serbatoio

Responsabile del progetto: Prof. Dr. med. Enos Bernasconi, Viceprimario Medicina interna Ospedale Regionale di Lugano - Civico e Italiano, Viceprimario Malattie infettive ORL Ospedale Regionale di Lugano - Civico e Italiano, Responsabile Medicina da viaggio Ospedale Regionale di Lugano - Civico e Italiano

Collaborazioni: Swiss HIV Cohort Study

Sostenitori: Swiss National Science Foundation (SNSF), Swiss HIV Cohort Research Foundation, aziende private